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All On Four…ma che vuol dire?

Letteralmente “all on four” si traduce come tutto su quattro, dove tutto sta per tutti i denti di un’arcata e quattro sta per il numero di impianti endossei di sostegno.

Si tratta di una metodica sviluppata da dal dentista portoghese Paulo Maló e introdotta sul mercato dall’azienda produttrice di impianti Nobel Biocare. Le caratteristiche salienti di questa tecnica sono:

  • Il ridotto numero di impianti (rispetto alle metodiche tradizionali che prevedono almeno 6 impianti per arcata).
  • La possibilità di evitare gli innesti ossei utilizzando degli attacchi che permettono di inclinare gli impianti (in particolare i posteriori) per utilizzare al massimo l’osso residuo.
  • Il fatto che grazie alla lunghezza e posizione degli impianti nella maggioranza dei casi è possibile consegnare una protesi fissa a carico immediato contestualmente all’inserimento degli impianti stessi.
  • Il costo contenuto rispetto alle soluzioni tradizionali.

Quindi questa è la soluzione perfetta per chi ha perso i propri denti?

La risposta è complessa. Sicuramente per alcuni la tecnica All On Four è un’ottima soluzione. Tuttavia, ogni paziente ha la sua storia clinica, le sue caratteristiche anatomiche e così via. Non siamo tutti uguali. Le nostre aspettative non sono tutte sovrapponibili.

Ho visto su internet che fanno gli All On Four a 3xxx euro tutto compreso e fanno tutto in un giorno…

Esistono offerte commerciali molto contenute su queste procedure. Quello che bisogna sempre verificare è il tipo di protesi che viene consegnata.

Solitamente, si tratta di un provvisorio in resina con una barra metallica di rinforzo.

La sistematica all on four originale prevede che questa protesi immediata sia sostituita dopo il periodo di osseointegrazione degli impianti (6 mesi) con una nuova protesi più resistente e duratura, generalmente anch’essa in resina.

Spesso, però, questa parte della procedura viene disattesa ed il provvisorio diventa definitivo.

E allora? Che cambia se tengo il provvisorio?

Quello che è necessario considerare a questo punto è che i medici dentisti che usano questa metodica recente si stanno rendendo conto con l’esperienza che in alcuni casi (non sempre) le protesi definitive all on four – dette anche toronto bridge – sono particolarmente fragili. I distacchi dei denti, per esempio, sono piuttosto frequenti e rappresentano un problema se si tratta della parte anteriore del ponte.

Ovviamente, i provvisori sono per loro natura più deboli e più inclini ai problemi meccanici.

Un’altro problema del provvisorio è legato alla sua detergibilità. La protesi definitiva è più sottile e conformata in modo più preciso per evitare l’accumulo di cibo e l’alitosi.

Mi hanno proposto di togliere tutti i denti e fare un All On Four. Che faccio?

È difficile rispondere a questa domanda che ai non addetti ai lavori può sembrare banale.

Sostanzialmente, se i denti sono pochi e con una cattiva prognosi a breve e medio termine, l’opzione dell’estrazione totale deve essere considerata, sempre nell’ambito di un piano di trattamento che prenda in considerazione tutte le caratteristiche biologiche ed anatomiche di quel paziente. Questa opzione, tuttavia, deve essere presa in considerazione esclusivamente dopo aver valutato tutte le possibilità di curare anche i denti con una prognosi sfavorevole.

Se è possibile curare i denti, anche solo per settori, questo è sempre preferibile.

Quando questo non è realizzabile ed è necessario estrarre, l’All On Four diventa una delle opzioni terapeutiche possibili, ma non di certo l’unica. Per maggiori informazioni, chiedete al vostro dentista di fiducia.

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Ti hanno detto che non hai osso per inserire impianti. Ne sei certo?

Gli impianti dentali si inseriscono nell’osso mascellare e nel corso dei mesi successivi si integrano all’osso stesso per poter poi ancorare dei denti fissi.

La procedura standard per inserire impianti nell’osso mascellare prevede che l’impianto sia inserito dopo aver praticato un foro della dimensione adeguata nell’osso.

Ma cosa succede se la dimensione dell’osso non è sufficiente per inserire l’impianto?

Esistono diverse procedure che permettono di aumentare la dimensione dell’osso prima o durante l’inserzione dell’impianto. Il sistema più frequentemente utilizzato prevede un innesto di osso dello stesso paziente spesso miscelato con matrice ossea sterile bovina o suina stabilizzato con delle piccole viti in titanio e/o con le cosiddette “membrane”. Il prelievo si effettua sull’angolo della mandibola, sul mento o in altre zone del corpo (per esempio la teca cranica). Il periodo di integrazione dell’innesto ovviamente allunga di molto i tempi di guarigione.

È sempre necessaria una procedura di questo genere?

Noi riteniamo di no. Esistono delle tecniche che prevedono l’allargamento dell’osso esistente contemporaneamente all’inserzione dell’impianto. Queste tecniche sono genericamente dette “split-crest”. Negli anni ’90, i dottori Gianni Bruschi ed Agostino Scipioni misero a punto una variante molto speciale di questa tecnica conosciuta con l’acronimo E.R.E. (Edentulous Ridge Expansion). L’effetto fu dirompente nel mondo dentale ed accademico. La split-crest divenne  più agevolmente applicabile ad un numero maggiore di casi e fu inquadrata in modo preciso sia in termini di indicazioni che come procedura. I dottori Bruschi & Scipioni insegnarono la tecnica in tutto il mondo, contrastando anche il mondo accademico che era restio ad accettare una soluzione relativamente semplice per un problema complesso.

Perché la tecnica E.R.E. è relativamente semplice rispetto agli innesti?

L’inserimento di un impianto con la tecnica E.R.E. nella maggioranza dei casi non richiede più tempo rispetto alla tecnica tradizionale. Il tempo di guarigione è analogo ed il post-operatorio è del tutto sovrapponibile. Inoltre, non è necessario un prelievo di osso donatore, ma si usa solo l’osso nativo della zona di inserzione.

Ma è sicura la tecnica E.R.E.?

Assolutamente si. La tecnica E.R.E. è stata valutata efficace e sicura in numerosi studi peer-reviewed pubblicati su importanti riviste internazionali.

La tecnica E.R.E. è la cugina della tecnica L.M.S.F. (Localized Management of Sinus Floor) per l’aumento di osso verticale nei settori posteriori dell’arcata superiore.

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